Il demiurgo del ferro

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September, 2019

Come l’arte può alleggerire un materiale pesante come il ferro: il pensiero di Simon Benetton vive nelle sue sculture.

Come spesso accade con i grandi artisti, il percorso di avvicinamento alle opere e al pensiero che ne è alla base può essere complesso e non immediato. Questo vale anche per Simon Benetton, lo scultore che in più di 60 anni di attività (ci ha lasciati nel 2016) ha saputo dare un’anima e forgiare la materia per dare libertà alle sue sculture infondendo energia al materiale principe: il ferro.

Classe 1933, figlio dell’altrettanto noto Toni Benetton, si è formato dal punto di vista artistico all’Accademia di Belle Arti di Venezia per poi acquisire progressivamente un pensiero indipendente che si è evoluto in differenti concezioni. Simon Benetton, in prima persona, fornisce la sua definizione dell’artista: «un guerriero che si pone sempre i problemi di combattere sé stesso per vincere la battaglia, perchè non è che deve vincere la battaglia nei confronti degli altri, ma deve vincere con sé stesso. Se riesci ad affrontare il problema ed hai il coraggio di capire come prenderlo, portandolo in fondo, vinci, se no perdi. È la rigorosità dell’artista e deve essere così, perché i momenti magici non sono sempre costanti, anche se vi sono comunque dei momenti bellissimi».

Questo ci permette di comprendere quanto per Benetton l’arte sia espressione di sincerità ed onestà, una sintesi ed una necessità a cui dare risposta. Benetton ha saputo rendere leggero il materiale pesante per antonomasia facendo vivere nelle sue sculture la sua vibrazione poetica, rendendo visibili i rapporti e le strutture che dormono nelle cose. È come se lo scultore fosse la guida del materiale nel formarsi delle opere e la scultura fosse l’equilibrio tra sostanza e vuoto che si genera. Le opere di Benetton traggono valore dinamico e sostanza di vita dall’essere vere e proprie visualizzazioni di un rapporto altalenante tra cuore e ragione. La struttura plastica è fortemente espressiva e testimonia la riproduzione di astrazioni di funzioni umane, come il parlare e il tacere, il pensare e il sognare. Un momento di raccoglimento interiore e di abbandono lirico, una testimonianza parlante di un passato e di un vissuto, che può essere rievocato, ma non rivissuto: Benetton non rinuncia al mistero dell’aldilà che la scultura da sempre si porta dentro. Scultura con un cuore ed un’anima.

Simon Benetton è un artista che ama proporsi sottovoce, umilmente per poi rivelarsi in maniera inaspettata. Scavando con la fiamma ossidrica permette che il pensiero e le emozioni spicchino il volo. Un elemento marcatamente presente nella sua produzione artistica è l’inserimento del vetro nella scultura. Un vetro lavorato al fine di ottenere un bordo ondulato per creare la sensazione di aver staccato dall’immenso una parte di luce. Due elementi che nascono dalla terra e dal fuoco dove la forza del ferro si combina alla leggerezza e alla trasparenza del vetro originando un vero e proprio squarcio di luce che illumina la scultura. La cosa sorprendente è che le superfici vetrose vengono lavorate al pari dei metalli, ovvero non con i diamanti o con strumentazioni specifiche, ma con le strumentazioni che egli solitamente utilizza per la lavorazione del ferro. Le forme del cristallo sono ricondotte all’essenziale, perlopiù riferite alla linearità del raggio luminoso o a elementi evocativi della natura primordiale. Va evidenziato tuttavia che in qualsiasi ciclo rappresentativo di questo filone, il ferro non ha il mero compito di supportare il cristallo, anzi: quello che si viene a creare è un rapporto vivace, dialettico ed addirittura polemico per un effetto che ricorda l’arte futurista.

Questo è il caso dell’opera facente parte del ciclo denominato «Fonte di Luce» presente all’ingresso della nostra azienda, che si accompagna anche ad molte altre sculture di Simon Benetton che impreziosiscono i nostri spazi. La vibrazione poetica dona uno slancio aurorale alla forma, che ha assunto le sembianze che vediamo a partire dalla fiamma ossidrica per poi prendere vita da ciò che in fondo altro non è che un metallo grigio. Le sculture di Benetton, inoltre, sono precedute da una composizione lirica ed in ragione di ciò è assolutamente possibile affermare che esse siano il frutto di un’appassionante ricerca che va oltre l’impeccabile operazione artigianale. Non è solo manualità: è visione, pertanto sarebbe riduttivo cercare delle parole per chiudere un breve discorso su oltre sessant’anni di attività. L’itinerario che conduce alla comprensione del suo lavoro è oggi ancora tutto aperto: sebbene abbia operato nella contemporaneità, Simon Benetton è un artista nel senso più classico del termine, non perchè adotti stilemi antichi, ma perchè il suo operato rispecchia una totale visione di mondo verso il quale nutre profonda fede. Una coerenza stilistica fuori dal comune che esprime una coscienza collettiva di un nuovo modo di plasmare le forme. Un’armonia che sa inserirsi negli spazi urbani e nei sentimenti di chi osserva le opere tra la contemplazione di pianure deserte e il dolce profilo di una collina inondata di luce.